giorno 103 - 1 dicembre 2006 
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La pioggia torrenziale di ieri sera, così come è arrivata se ne è anche andata e oggi è una giornata di sole caldo e cielo terso. Lasciamo il campeggio in camper, avventurandoci in centro nella speranza di poterlo parcheggiare da qualche parte mentre andiamo in visita veloce alla città. Più facile a dirsi che a farsi, giriamo in circolo per un bel po' e alla fine ci infiliamo in un parcheggio a pagamento al limitare del quartiere malfamato di Tremé, dove paghiamo il doppio dato che occupiamo due posti, ma siamo rincuorati in parte dal fatto che il parcheggio è custodito. Il custode ci spiega comunque che il gestore declina ogni responsabilità per furti/danni, ecc., dopo essersi intascato la doppia tariffa per 12 ore.

E partiamo alla scoperta del quartiere francese "Vieux carré" - che occupa ben 84 isolati ed è classificato come centro storico nazionale, protetto dallo stesso ente che presiede alla protezione dei parchi nazionali. Ci sono persino ranger in giro che offrono tour gratuiti del quartiere, noi lo perdiamo per un soffio e decidiamo di esplorarlo da soli con la mia fedele guida alla mano. Ci inoltriamo dunque tra le stradine del centro partendo da Jackson Square. Da subito, l'atmosfera è elettrizzante: musica di ogni genere - zydeco, blues, grass, jazz - emana da ogni finestra, angolo di strada, baretto. Impossibile camminare, ti vien voglia di ballare per strada. Lo schema a scacchiera perfettamente simmetrico ci facilita la vita e ci lasciamo guidare dall'ispirazione, sapendo che sarà facile trovare la via del ritorno. Oltre alle fermate di dovere di ogni turista informato - le Presbytère, la cattedrale di St. Louis, il convento delle suore Orsoline e la vecchia zecca, ci soffermiamo a curiosare all'interno di una vecchia farmacia su Royal Street e nella taverna all'angolo di St. Philip Street: Lafitte's Blacksmith Shop). Ci infiliamo quindi sulla vecchia Bourbon Street che non ha nulla a che vedere con il famoso liquore, ma si riferisce invece alla casa dei Borboni e quando le luci del quartiere si fanno troppo rosse per i nostri gusti e interessi, torniamo sulla Royal Street. A mio avviso, è questa la stradina più caratteristica di tutta la città, qua in particolare i balconi in ferro battuto traboccano di fiori e sono molto ornati. Mi soffermo ad ammirare le creazioni artistiche di un pittore moderno presso una galleria d'arte ed ecco che dal negozio sbuca proprio l'autore, mi consegna un dépliant dei suoi capolavori e scambiamo due parole (www.paintedalive.com). Ci fermiamo poi per pranzo al Café Beignet (porzioni che stuzzicano l'appetito ma non saziano) e proseguiamo sempre a piedi verso il fiume Mississippi. Qua lungo la barriera che protegge il centro dagli straripamenti è stata realizzata una passeggiata lungo il fiume che conduce all'acquario e ai casinò del centro commerciale.

Di fianco all'acquario sta il cinema Imax in cui danno proprio oggi un filmato sull'uragano Katrina che il 29 agosto 2005 ha devastato l'intero sud. Prendiamo il biglietto combinato film/ingresso acquario ed entriamo. Il documentario si rivela molto interessante, oltre che commovente. Non è questo il luogo né il momento di polemizzare sui perché e sui per come gli eventi dell'anno scorso abbiano preso la brutta piega che tutti sappiamo. Basti comunque dire che dal documentario traspare chiaramente un'accusa incontrovertibile contro l'urbanizzazione selvaggia. La zona paludosa che un tempo si frapponeva tra la vecchia città di New Orleans e l'oceano aperto, a causa dello sviluppo commerciale è stata ridotta di un'area pari all'intero stato del Delaware. È stato dimostrato da studi scientifici che un uragano di categoria 4 come Katrina avrebbe causato meno della metà dei danni verificatisi se le paludi antistanti fossero rimaste intatte (questo perché la vegetazione mitiga i venti di un tot di km/hr per ogni km di palude). Quindi, il problema non sta tanto nel fatto che le barriere protettive abbiano ceduto, quanto nella loro esistenza. L'aver arginato il Mississippi per evitare che straripasse nelle zone oggi abitate ha costretto il fiume a riversare le sue acque verso il mare, allagando e sommergendo le paludi, con conseguenze devastanti per la flora e la fauna locale e, come si è visto anche per coloro che pensano di essere protetti dalla furia di madre natura. Ah! Quando mai impareremo a lasciare che la natura segua il suo corso... naturale??? Fine della polemica.

L'acquario, peraltro molto interessante, ha tra le sue stelle due lontre marine giocherellone e tanti pinguini goffi e simpatici.

Se il quartiere francese è stato in grande misura risparmiato dall'urgano, lo stesso non si può dire per altre zone della città. Nel centro commerciale dei negozi e degli alberghi di lusso ancora si lavora alla ricostruzione e a fianco di un hotel riaperto sta un edificio ancora pericolante o sbarrato. Per non parlare poi dei quartieri periferici. Lo spettacolo è indescrivibile, ti stringe veramente il cuore. Dopo 6 ore di camminate infaticabili, torniamo al camper - che troviamo intatto - per proseguire il viaggio. Lasciamo New Orleans con la speranza, un giorno, di tornarci. Assolutamente da fare il giro in barca per le paludi e il tour delle piantagioni. Da non dimenticare poi, la visita al museo voodoo e al cimitero St. Louis e, ovviamente, il Carnevale più famoso dopo quello di Venezia - le Mardi Gras di New Orleans.

Lasciare New Orleans e proseguire verso est significa lasciare anche lo stato della Louisiana. Difatti in men che non si dica arriviamo in Mississippi. Ci fermiamo per cena a Gulfport, MS e decidiamo di proseguire per Mobile, AL. Prima di rientrare in autostrada, Petr investe un animale per strada, che macchia di sangue la parte sinistra del camper. Non sappiamo se si tratti di un cane o che altro, torniamo indietro per verificare l'accaduto ma nel frattempo probabilmente altre auto l'hanno sbattuto altrove. L'urto ci ha lasciato sconvolti.

La cattedrale di St.

La vecchia zecca.

Una vista di via Chartres.

Carrozza per turisti.

La vespa di Babbo Natale - davvero, ne è sceso un poliziotto travestito da Babbo Natale ma non ho fatto in tempo a includerlo nella foto.

L'arma della polizia a New Orleans ha in dotazione la mitica Vespa.

Un balcone in ferro battuto.

La mia prossima bicicletta.

Altro balcone in fiore.

Trasporto merci sul Mississippi.

Una vasca dell'acquario.

Un pesce leone.

Squalo!.

Palazzi del centro commerciale.
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